Territorio

Cave, i numeri del settore del marmo

Un lungo lavoro preparatorio ha permesso di tracciare un quadro conoscitivo approfondito ed aggiornato dei giacimenti attivi e potenziali in Toscana: passo fondamentale verso la tutela del settore

Sviluppo sostenibile e tutela delle risorse sono le parole chiave alla base del nuovo Piano regionale per le cave (PRC).

Un lungo lavoro preparatorio ha permesso di tracciare un quadro conoscitivo approfondito ed aggiornato dei giacimenti attivi e potenziali in Toscana. Sono stati individuati gli ambiti in cui è riscontrabile la presenza di materiale coltivabile e definite le regole per la tutela e l'approvvigionamento.

Tra gli obiettivi anche il perseguimento dell'autosufficienza locale di questo settore, in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni, la promozione del riuso dei materiali recuperabili e la valorizzazione delle filiere produttive locali. Tutto questo per ridurre gli oneri ed i rischi ambientali ed al tempo stesso tutelare la disponibilità delle risorse minerarie locali, che non dovrebbero essere compromesse da usi impropri.

Il piano ha considerato 640 aree di risorsa sulle quali è stata effettuata un'analisi della pianificazione regionale, provinciale e comunale, dei vincoli e geologica. Sulla base di ricerche effettuate dalle Università di Siena, Pisa e Firenze, sono stati inoltre individuati oltre 300 siti di possibile interesse storico, distinti in tre tipologie: quelli di elevato valore storico/culturale/testimoniale nei quali non è consentito alcun prelievo di materiale, quelli in cui è possibile prelevare materiale ai fini del restauro di monumenti (art. 49 della lr 35/2015), infine siti di valore storico in cui comunque il materiale è comune o diffuso e quindi coltivabile ordinariamente.

Nel 2016 Le cave in Toscana risultavano essere 384, a fronte delle 393 del 2010. Nell'ultimo decennio, le conseguenza della crisi economica hanno provocato il dimezzamento dei volumi estratti, passati da 12,65 milioni di metri cubi del 2007 ai 6 milioni scarsi del 2016.

“Un'approfondita conoscenza della realtà estrattiva – ha spiegato l'assessore regionale al governo del territorio, Vincenzo Ceccarelli - è stata alla base della nostra azione e di tutte le scelte che abbiamo compiuto. Il PRC individua gli ambiti in cui è riscontrabile la presenza di materiale coltivabile e definisce le regole per la tutela e l'approvvigionamento dei materiali di cava. Traccia la cornice di regole in cui poi il Comune definisce nel dettaglio le zone escavabili e rilascia le autorizzazioni alla coltivazione delle cave. Tutto questo è frutto di un percorso partecipativo durato anni. Ci siamo confrontati in modo aperto, magari partendo da punti di vista anche molto diversi, per trovare alla fine sempre il modo di fare sintesi. Un risultato possibile solo perchè l'obiettivo comune era cercare soluzioni il più possibile condivise ed efficaci per coniugare sviluppo, sicurezza del lavoro e la tutela di beni primari ed essenziali come l'ambiente e il territorio”.

PRC individua gli ambiti in cui è riscontrabile la presenza di materiale coltivabile e definisce le regole per la tutela e l'approvvigionamento dei materiali di cava

Il PRC è previsto dall'art. 6 della lr 35/2015 ‘Disposizioni in materia di cave’.

“In concidenza con l'adozione del Piano Cave – spiega Ceccarelli – il Consiglio Regionale ha anche approvato alcune modifiche alla l.r.35/2015, che è il primo importante intervento normativo fatto in chiusura della precedente legislatura, anche recependo istanze del territorio. La L.35, in combinato con le nuove norme in materia di urbanistica e paesaggio, rappresenta la cornice normativa entro la quale abbiamo lavorato. Il PRC, in particolare è strumento di pianificazione territoriale e costituisce parte del PIT-PPR. Mira alla tutela e valorizzazione dei materiali di cava in una prospettiva di sviluppo durevole e sostenibile, sia dal punto di vista paesaggistico/ambientale che sociale ed economico. Con il nuovo PRC vengono assorbite molte delle funzioni di pianificazione che prima erano svolte dalle Province attraverso i Piani provinciali”.

La Regione, tramite il PRC, individua i giacimenti in cui si riscontrano sostanze utili ai fini estrattivi che rappresentano Invarianti Strutturali affinché siano evitati usi impropri non coerenti con la finalità di far fronte ai fabbisogni di materiali di cava. I Comuni, che avranno 2 anni di tempo per adeguare i Piani Strutturali al PRC ed un ulteriore anno per adeguare il Piano Operativo, definiscono nel dettaglio le zone escavabili e rilasciano le autorizzazioni alla coltivazione delle cave.

Nell'area apuana, inoltre, il Parco delle Alpi Apuane effettuerà la localizzazione e predisporrà la disciplina delle aree di cava in cui si potranno svolgere attività di coltivazione dei marmi e della pietra del Cardoso. I progetti di coltivazione saranno corredati da uno studio e da un cronoprogramma attestante le percentuali di produzione dei materiali da taglio e dei relativi derivati. E dopo i primi tre anni, ogni cinque anni i Comuni verificano il raggiungimento delle percentuali dei volumi consentiti.

Con il nuovo Piano sono state inoltre effettuate delle stime dei fabbisogni delle varie tipologie di materiali su scala regionale e sono state individuate aree geografiche contraddistinte da caratteristiche geologiche simili, definite Comprensori, all'interno delle quali sono stati individuati giacimenti potenzialmente escavabili e sono stati definiti gli obiettivi di produzione sostenibile. Ciascun Comprensorio è di fatto un'aggregazione di giacimenti ed avrà degli specifici Obiettivi di Produzione Sostenibile, determinati tenendo conto delle produzioni degli ultimi anni (come valore di partenza si è preso lo stock delle serie storiche dei quantitativi estratti), delle stime econometriche, della quota di materiale riutilizzabile e delle volumetrie residue.

Il nuovo piano regionale cave è stato redatto internamente agli uffici della Regione Toscana avvalendosi della collaborazione dell'Agenzia regionale per la Protezione Ambientale (ARPAT), dell'Istituto Regionale per la Programmazione Economica (IRPET), dell'Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR). Il percorso di confronto, concertazione, informazione e partecipazione, attivato sin dall'avvio del procedimento del Piano e portato avanti fino ad oggi.